LE ORIGINI
La famiglia lo ricorda: il bisnonno Orazio Antonio aveva spirito imprenditoriale. Erano gli anni ’40, c’erano più campi che strade, più alberi che case, ma si guardava al futuro. Cosa coltivare? Pesche? Uva? Carciofi? No, olive. Il frutto più prezioso figlio di una terra che ospita da secoli l’albero più longevo di tutti: l’ulivo. Orazio Antonio e il figlio Domenico diedero così vita al Frantoio Labianca.
VOLTI VECCHI E NUOVI
Anno dopo anno, nuovi macchinari sono subentrati ai più datati, impianti elettrici hanno rimpiazzato muli e cavalli. Con il susseguirsi delle generazioni, sono cambiati anche i protagonisti della storia. Domenico ha lasciato il frantoio nelle mani di suo figlio Davide il quale ben presto si è lasciato affiancare dall’entusiasta figlio Domenico, che oggi è mente e braccia dell’intera attività.
``Nel 1999 il Frantoio è diventato ufficialmente mio, ma mio padre Davide ha collaborato e aiutato fino a quando la malattia non glielo ha impedito. Questa era tutta la sua vita``. (Domenico Labianca)
Cosa significa ritrovarsi a gestire un’attività come questa? Non equivale al ricevere un vecchio cimelio di famiglia o una casa al mare, è più simile all’ereditare dai propri avi il profilo, il colore degli occhi, il suono della risata.
Si tratta di un patrimonio che è prezioso non per quanto rende ma per quanto antico e radicato sia, per quanto non abbia più solo a che fare con la terra, i frutti e l’olio stesso, ma sia diventato un affare di famiglia. E gli affari di famiglia sono sempre (o quasi) affari di cuore, di legami e di sangue.
Ora la storia di si ripete. Accanto a Domenico c’è sua figlia Lorella e negli occhi di entrambi grandi progetti e sete di futuro.